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A te hanno dato il nome di un Patrizio
Degli antichi Romani Sacerdoti Flamini
Come se l’ombra che ricevi sia più sacra
Di quella che propina il colle Ardizio
Baia Flaminia all’imbrunire
Nel rumore dell’onda che s’infrange
Da un lato su falesie e dall’altro sul molo
Che separa il fiume Isauro e il suo fluire.
Or sei tornata ad essere oasi di pace
Dopo quel tempo dedicato a Marte
Sublime è il passeggiar fra le tue dune
Quando finisce il giorno e tutto tace
Diffuso in quel cielo, invaso da Gabbiani,
È il vento salmastro e il profumo di ginestra
Che sale come incenso, come una preghiera,
Che chiede gioia e libertà per il domani
Pare che il mare respinga con le onde
Quel fiume che vuole entrare nel suo seno
Poi s’arrende e l’abbraccia come amante
Così l’acqua col sale a lui si fonde
Tace sull’arenile il rumore di bagnanti
Di giovani virili attratti dalle forme
Di donne avvenenti con chiome al vento
Che controllavano i giochi di bimbi festanti
Sugli scogli, con lenze da lanciar lontano,
Stavano schierati pescatori soli e pensosi
Come se volessero gettar a mare delusioni
Che questa vita dispensa ad ogni umano
Torna a riva la barca del guarda spiaggia
Scendendo sull’umida sabbia a piedi scalzi
Soddisfatto d’aver protetto questa baia
Un tempo silenziosa, irta e selvaggia
Mentre d’intorno s’incontrano gli amici
Per cenare insieme nei luoghi di ristoro,
Bevendo e sperando in un mondo nuovo,
Il canto dei nottambuli li fa sembrar felici.
Salpa dal porto il peschereccio ignaro
Di cosa l’attende: abbondanza o naufragio.
Mentre la notte aspetta il giorno nuovo
E dal monte ruota la luce di un gran Faro
Nel silenzio il mio cuor si tuffa nel passato
Quando solcavano il mare silenti vele colorate
Non fuoribordo che lasciano schiumosa scia
Rompendo il silenzio con il lor boato.
Vitaliano Vagnini – 15 gennaio 2021